Archivio per novembre, 2012

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Pubblicato: 11/07/2012 in Notte

Poi torni a galla e pigli una boccata d’aria ma proprio in quel momento parte quella canzone del cazzo e porcacciatroia riborda sotto il pelo dell’acqua nera e rossa e viola come il vino rosso che è nero e che viola. Guardi da una parte e guardi dall’altra, che nemmeno avessi da attraverso una tangenziale a mille milioni di corsie, ma quello che vedi sono solo cazzo di ombre che si muovono in modo disarmonico e cazzo, tu li odi i movimenti disarmonici, tu odi tutto ciò che è disarmonico. Forse perché non c’è un cazzo ora, in questo momento, di più disarmonico di te. Niente è armonia in te. Niente. Un cazzo. E’ tutto subbuglio e silenzio, subbuglio e silenzio. Un cazzo. Ecco cosa. Un cazzo. Cosa pensavi, che ti avrebbe detto di sì? Che ti avrebbe detto: eccomi, ti aspettavo, cazzo, menomale che sei arrivato tu? No amico mio, levatelo da quella tua testaccia dura, toglitelo da quella testaccia di cazzo che ti ritrovi. Mollami, mollami proprio, mollami. Non stringere le mani, Scimmia, non cercare gli abbracci, Scimmia, perché quello che succede non è che loro ti salvano, Scimmia, quello che succede è che li tiri sotto, sotto, laggiù nell’abisso, ce li porti di peso, ce li tiri di forza perché loro non lo sanno, Scimmia, loro che cazzo ne sanno, Scimmia, loro si fidano e ridono e sognano mentre tu sei lì come un coccodrillo del cazzo in attesa dell’onda che non passa mai. Eccotela la verità, eccola la verità. E tu non ci puoi fare un cazzo, amico mio. Continua pure a fare sogni e poi a colorarli e poi a raccontarli, non ti accorgi che spari nel vuoto? Non ti accorgi che a nessuno importa un cazzo? Non ti accorgi che a te non importa un cazzo? Non ti accorgi che quello che stai facendo ti sta uccidendo? Smettila. Smettila. Smettila di disegnare. Smettila di scrivere. Smettila di parlare. Smettila di sognare. Smettila di raccontarti storie. Non sei diventato un eroe. Non sei mai stato un eroe. Sei uno come tanti. Sei uno peggio di tanti. Sei uno che non ha né capo né coda. Sei uno che non storie. Che non ha senso. Che non deve parlare, che non deve guardare, che non deve cantare, che non deve fare nient’altro che mettersi laggiù in fondo e stare buono, zitto, muto, quieto, non alzare la testa, stai fermo. Non devi tirare i sogni contro le pareti perché tanto quei sogni son fatti di niente. Son fatti di aria. Che se li tiri nemmeno ci arrivano alla parete. Illusioni del cazzo. Fanculo.

 

La Desistenza di Ulisse

Pubblicato: 11/04/2012 in Sera

Eccolo. Lo aspettavi, no? Ti chiedevi come fosse, il fondo. Provavi ad immaginartelo da tanto, ormai. Forse te n’eri fatto un’immagine più poetica. Qualcosa di quasi romantico, decadente. Ti vedevi ubriaco perso, in preda alle allucinazioni, disteso per terra su un pavimento non tuo. Qualcosa del genere. Non te l’aspettavi così banale. Così normale. Così umano, in qualche modo. Chi l’avrebbe detto che sarebbe stato così inaspettato. In mezzo a un sacco di gente disegnata addosso, in mezzo a molti sorrisi, a molte parole, alla musica di trombe e tromboni. Eccolo. Mentre ti guardi intorno. Tra culi e cosce e tette di fuori, e occhi azzurri e neri e labbra. Eccolo. Improvviso. Ti sembra di sprofondare e non ci sono appigli. In mezzo a tutta quell’eternità, è come se la tua precarietà instabile di rendesse le gambe pesanti, e lo stomaco e la testa. Come se si chiudessero i canali col mondo. Come un’esplosione nera. Tutto nero. Cazzo. Quello che senti è che te ne devi andare. E in fretta. Perché quello che senti è che stai per scoppiare in lacrime ed è meglio se te ne vai. Esci. Esci ed è quel momento del giorno che odi, che hai sempre odiato, fin da quella volta in cui rientrasti in casa e c’era quella luce. Te ne ricordi, ci pensi ogni tanto. Fanculo. Quel momento in cui il tramonto è passato, la notte ha da iniziare, e c’è così tanto grigio intorno che non lo riesci a sopportare. E poi c’è quella nebbia del cazzo. Ti senti così schiacciato a terra. Ti senti così solo. Ti senti così devastato. Per nulla. Perché non è successo nulla, sei stato colto di sorpresa. Quel figlio di puttana è sbucato dal nulla e tu eri indifeso e quello che pensi è che in fondo basterebbe poco. Basterebbe così poco. Sta a te decidere. Basta non sollevare il piede e chiudere gli occhi e spingere il pedale fino in fondo e poi basta, poi più nulla. Sei come sul filo, adesso, equilibrista di te stesso su un baratro al contrario, che guardi da laggiù, dal fondo, e tiri su la testa e ti sembra che le pareti siano così alte, così inutili, così infinite, così scure. Da capogiro. Da farla finita. Basterebbe così poco, pensi, basterebbe così poco e tutto se ne andrebbe a fanculo. Tutto, tutto quanto. Tutta la solitudine che ti tiri dietro da sempre e che ogni tanto provi a condividere ma che poi lo sai che non ci riesci e quindi che cazzo devi fare, amico mio. Cosa cazzo pensi di fare. Disegna, scopa, ama, scrivi e poi muori. Ti chiedevi come fosse il fondo, amico mio. Be’, eccotelo servito. E adesso, che intenzioni hai? Non puoi precipitare ancora. Non puoi precipitare più giù. Puoi rimanere legato all’albero maestro e farti ammaliare dal canto delle illusioni, dalla nenia delle non speranze, dagli inviti a lasciarti andare. Puoi rimanere legato e provare a sopravvivere senza impazzire. Oppure slegati. Slegati e segui quelle parole, quegli inviti. Quella desistenza. Ti chiedevi come fosse il fondo. Eccolo. Non puoi precipitare ancora. E ora, cos’hai intenzione di fare?

Disegnami

Pubblicato: 11/01/2012 in Giorno

Freddo. Gelo. Cielo. Ricordi sparsi. Ricordi persi. Non ricordo. Non so. Non m’importa. Non mi serve. Aiuto. Aiuto? Mani. Dita. Bocca. Labbra. Lingua. Voglie. Sesso. Sapore. Volontà. Dispersione. Fumo. Noia. Goccia. Pioggia. Colori. Disegni. Tatuaggi. Pagine voltate. Pagine vuote. Immagini. Sorrisi. Libri. Persone. Facce. Indifferenza. Incroci. Maschere. Veli. Vestiti a terra. Irrefrenabilità. Desiderio. Curve. Dita. Bocca. Silenzio. Graffi. Sogni. Carne. Carnalità. Animale. Animale! Animalosità. Anima. Ciccia. Ciccia. Ciccia. Ciccia. Sangue. Vene. Intrecci. Nodi. Non smettere. Istinti. Spiritualità. Silenzio. Desiderio. Bocca. Labbra. Lingua. Carne. Pelle. Mani. Silenzio. Fragore. Non so. Non ricordo. Non importa. Mi serve. Appartenenza. Stomaco. Brividi. Carezze. Ancora. Non più. Forse. Notte. Giorno. Un giorno. Quando. Ma quando? Sempre. Mai. Una volta. Sempre. Mai. Per sempre. Incantesimi. Perfezione. Devozione. Altare. Corpo. Nudità. Sorrisi. Quando. Mai. Sempre. Per sempre. Una volta. Una volta per sempre. Sorrisi. Sorridimi. Chiudi gli occhi. Guardami. Toccami. Mangiami. Leccami. Uccidimi. Disegnami. Desiderami. Inventami. Creami.